Tor de Glaciers 2025 – Testimonianza di un’Impresa

Racconto di gara con il supporto nutrizionale del Dott. Claudio Patacca, nutrizionista sportivo.

Valle d’Aosta – Courmayeur, 12 settembre 2025, ore 20.
La partenza del Tor de Glaciers: 450 km e 33.000 metri di dislivello. L’agitazione scorre in ogni parte del corpo, consapevole che l’atteso momento è finalmente arrivato. Non è soltanto una gara, ma un’impresa che resterà impressa per sempre nella mia memoria.

I primi 150 km scorrono tra alti e bassi. I ristori, distanti 30 km l’uno dall’altro, mi mettono a dura prova e qualche crisi di sonno inizia a farsi sentire. Eppure, nonostante la fatica, l’alimentazione procede alla perfezione: il piano studiato e personalizzato insieme al Dott. Claudio Patacca, nutrizionista sportivo che mi ha seguito nella preparazione e in gara, mi permette di mantenere energie, lucidità e costanza. Questo è stato un supporto fondamentale nei momenti più delicati.

Nei successivi 100 km, però, qualcosa si incrina: una brutta infiammazione ai tibiali, causata dalle discese ripide e dai terreni impervi, mi mette a dura prova. Quando raggiungo il rifugio Gruba a Niel (ore 23:30), non riesco quasi più ad appoggiare un piede per terra. Il morale è a pezzi e l’idea del ritiro prende spazio. Decido allora, anche grazie al supporto dei miei amici che mi seguono costantemente, di fermarmi 5-6 ore, aspettare l’alba e vedere se le condizioni sarebbero migliorate.

Con grande fatica riparto e arrivo a Gressoney-Saint-Jean (circa km 250), ultima base vita e assistenza medica. Il fisioterapista è chiaro: la performance ormai è compromessa, e se avessi continuato avrei dovuto solo lottare con me stesso. Ma da buon bergamasco orgoglioso non potevo accettare il ritiro. Decido di andare avanti, consapevole che da lì in poi sarebbe stata solo una battaglia contro i miei limiti.

Ed è stata la scelta giusta. Grazie alla tenacia, alla gestione dei riposi e, soprattutto, all’alimentazione studiata con il Dott. Claudio Patacca, che mi ha garantito equilibrio energetico e recupero anche nelle fasi più dure, sono riuscito a conquistare ciò che per mesi avevo sognato: tagliare il traguardo a Courmayeur e prendermi la meritata medaglia di finisher. L’emozione è stata indescrivibile: partiti in 200, siamo arrivati in 85.

Un ultimo pensiero lo dedico a Fabio, il compagno di viaggio con cui ho condiviso gran parte del percorso. Ci siamo sostenuti a vicenda, e questo ha reso l’impresa non solo difficile e dolorosa, ma soprattutto epica.

Matteo Volpi

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