Settembre 13, 2017

L’alimentazione nello sport agonistico Futsal

Lo sportivo a livello dilettantistico non ha bisogno di un’alimentazione particolare. I suoi fabbisogni, infatti, in termini di nutrienti, vengono soddisfatti rispettando quelle che sono le regole di una sana e corretta alimentazione valide per tutta la popolazione. Ciò che cambia è solo la quantità di energia supplementare richiesta per far fronte all’attività fisica svolta.

A livello agonistico, invece, le cose cambiano. Oltre alla qualità e quantità del cibo, infatti, ad intervenire è un terzo fattore molto importante, che io chiamo “tempistica” dell’assunzione del cibo, intendendo con questo concetto il momento ideale al fine di poter sostenere al meglio allenamenti, incontri agonistici e favorire un recupero ottimale.L’atleta agonista dunque, per esprimersi al meglio dovrà, dal punto di vista alimentare, fare molta attenzione a tre fattori determinanti:

  1. cosa mangiare, concetto di qualità del cibo;
  2. quanto mangiare , concetto di quantità;
  3. quando mangiare, ossia momento ottimale della sua assunzione.

A tal proposito, avrei piacere di riportare la mia esperienza relativa ad una collaborazione,in qualità di consulente esterno, con una squadra di Calcio a 5.

L’inizio di questa esperienza è stato caratterizzato da atteggiamento alquanto ostile da parte dei calciatori ed ho immaginato che questo accadesse per via di un concetto di sana alimentazione esclusivamente legato alla necessità di perder peso. Da qui, dunque, la conseguente inutilità della mia figura rispetto a coloro che vantavano una perfetta “forma”, ignorando che la bilancia altro non è che un misuratore di peso, dunque in grado di fornire una valutazione solo quantitativa e non qualitativa della propria composizione corporea,senza contare l’importanza degli aspetti nutrizionali nel recupero e nella  prevenzione degli infortuni.

Alla luce di questa concezione, ho allora ritenuto opportuno poter chiarire questi concetti fondamentali attraverso una serie di incontri, atti ad elaborare una sorta di educazione alimentare, tale da riuscire nell’intento di creare negli atleti in questione una vera e propria consapevolezza riguardo l’importanza  del cibo, soprattutto all’interno di un regime sportivo.

Concetti, questi, successivamente assimilati  ed applicati anche durante occasioni di ritiri e trasferte, situazioni non esulanti dai concetti di cui sopra.

 

A conferma di quando esposto, esporrò alcuni casi dei quali mi sono occupato.

Il primo ha riguardato un classico esempio di qualità e quantità nutrizionale. L’atleta, acquistato da un Club di serie minore, era fortemente in sovrappeso. La sua alimentazione consisteva prevalentemente in cibo “spazzatura”, e ciò induceva continuamente un gran senso di appetito, oltre alla perdita di energia durante gli allenamenti a causa delle continue iper ed ipoglicemie reattive indotte dal cibo stesso durante la giornata. I’atleta, inoltre, alternava digiuni al superamento del limite di peso consentito,tendendo così a peggiorare ulteriormente la sua situazione, considerando il considerevole e conseguente calo della massa muscolare. Su consiglio della società,abbiamo dunque lavorato su di una dieta personalizzata,introducendo un’alimentazione leggermente ipocalorica di alimenti “vivi” e ricchi di nutrienti, eliminando il cibo “spazzatura” ed inserendo le giuste percentuali di macronutrienti, grazie alla quale ha finalmente raggiunto  il suo obiettivo, senza tra l’altro soffrire  assolutamente la fame.L’aspetto più interessante si è presentato però quest’anno, durante il ritiro, quando la sua percentuale di FM si attestava a valori più bassi di sempre, a conferma di una educazione alimentare oramai acquisita.

Il secondo caso che vi espongo è un esempio tipico di qualità degli alimenti. Quando questo non più giovane atleta si è rivolto a me, infatti, era perfettamente in forma come composizione di massa corporea, con ottimo rapporto tra percentuale di FM e MM, valori considerati ideali per un giocatore di calcio a 5. L’atleta  lamentava però fastidiosissimi “dolori”, tanto da esser costretto al consumo quotidiano di antiinfiammatori durante ogni sessione di allenamento. Spiegai allora il ruolo determinante di alcuni alimenti sul processo infiammatorio ed antiinfiammatorio,  e di quanto una alimentazione non equilibrata, quasi completamente priva di certi nutrienti, anche se normocalorica, potesse essere dannosa a tal proposito.Si concluse che questo atleta finì il campionato in un crescendo di forma fisica, tanto da esser considerato, stampa compresa, uno degli artefici della vincita del campionato del suo Club.

L’ultimo che cito è un esempio di “tempismo” nutrizionale. Grazie alla sua giovane età, 20 anni, pensava di potersi permettere tutto o quasi in termini alimentari, grazie ad un sistema digestivo decisamente ben funzionante. Alla sua età, infatti,  I’assetto ormonale è al massimo e ciò permette un recupero molto più veloce, complice anche una genetica eccellente. A 6 partite dalla fine di una competizione importante, da giocare in sette giorni, però, ecco un calo fisico, dovuto sia ad un calo di concentrazione ma soprattutto ad un esaurimento delle riserve energetiche. A lui ho spiegato l’importanza del ruolo di alcuni alimenti ed integratori rispetto al recupero, oltre che le giuste quantità nella quale utilizzarli prima, durante e subito dopo la partita ed i comportamenti nelle ore successive. Il risultato è stato quello di aver giocato tutte le partite, collezionando grandi soddisfazioni all’interno dei risultati finali della squadra.

Tre testimonianze, queste ultime, cui tengo particolarmente, sia per i soddisfacentirisultati raggiunti, chesoprattutto per la condivisione di una filosofia, basata su una sana e corretta alimentazione da adottare in ambito sportivo, sposata appieno dalla società e dall’intera  squadra, che insieme a me ha collaborato affinchè potessimo raggiungere e perpetrare gli scopi prefissati.

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